Il Telegrafo del 29 dicembre 1935
Preludio natalizio sotto il cielo dei Tropici
Tigrai orientale, dicembre
Il secondo rancio era stato consumato da poco. Calavano le prime ombre della sera e qua e la' si accendevano i grandi fuochi vicino alle ridotte, ai posti avanzati ed a tante e tante tende, disseminate un po' ovunque nel settore di occupazione; qualcuno preparava il giaciglio per la notte, altri, avvolti nelle mantelline, assaporavano gia' il riposo del primo sonno, quando una delle sentinelle grido' la bella nuova: "Arriva la corvee' ".
Su per il sentiero saliva infatti verso il pianoro, sede del nostro campo, la colonna dei muli carichi di sacchi e casse di viveri, munizioni, e tutta una infinita' di cose varie quanto mai preziose. Quadrupedi e conducenti coperti di polvere e grondando di sudore, annaspavano faticosamente per le ultime balze e giunsero ai margini del campo, accolti dalle grida festose di tutti (anche i dormienti si erano destati ed erano accorsi) ed una serie di domande, subito esaudite con altrettante risposte.
- Che c'e' di buono?
- Tutto: sigarette, cognac, marmellata...
- E le scarpe l'avete portate?
- Anche quelle. Di tutte le misure.
- Meno male: ero quasi scalzo.
- E credevi proprio che ti dovessero far camminare con i piedi nudi? Non sei mica un soldato del Negus, non sei!
- Di' Giangino, l'hai portata la 'arne in conserva?
- No. S'e' portata la 'arne e la 'onserva.
- E la posta? La posta l'avete?
- Un sacco e mezzo. C'e' anche due o tre pacchi.
- Il mio c'e'?...Il mio?
- E il mio?
- E il mio?
- Ce n'e' due o tre soli. Bazza a chi tocca! Ora scarto il sacco...Levati dai piedi, il mulo calcia...Andate dal furiere, ve la da' lui la posta.
- Ma per me un c'e' niente?
- Per te c'e' una pedata se 'un ti levi dalle scatole. Ovvia, badiamo se ci si intende. Uoeeeeee! Un lo so! Va a vede in fureria, vai!
- Scusa eh! O che t'ho mangiato per farti una domanda?
- Me un m'hai mangiato, ma se state dell'altro qui un mangio nemmeno io, e nemmeno il mulo. So' dieci ore che siamo per strada, mentre voi 'un avete fatto niente in tutto il giorno. E s'ha fame...
- Niente? Ti ci volevo te che chiacchieri tanto! S'e' fatto...
- Lo so: fate tutto voi. Addio nini... - Il conducente, che aveva l'onore e l'onere di portare la posta, ha terminato di sbastare il mulo e si allontana borbottando. Intanto i militi accorono verso la tenda del furiere, tutti con la speranza di avere qualcosa.
La distribuzione della posta si effettua rapidamente, dando luogo alle solite manifestazioni di gioia, discussioni e commenti. Poi e' la volta dei pacchi: uno...due...tre, questo viene da Siena.
- E' mio.
- Mio!
- Mio!
- Tal dei tali, secondo plotone.
- Mio! Daccelo! - Il pacco e' afferrato al volo e sparisce subito nell'interno di una tenda, di quelle tende che tutti i senesi conoscono e frequentano assiduatamente. Una piccola folla si ammassa davanti all'apertura della casetta di tela. Tutti - perche' essendo il pacco di un senese, e' logicamente di tutti i senesi presenti - sono ansiosi di vedere cosa c'e' dentro.
L'involucro di tela e' presto disfatto; ed ecco uscire alcuni capi di biancheria, scatole, scatoline e, uno dietro l'altro...due panforti.
- C'e' il panpepato! C'e' il panpepato! - E' un grido di gioia. La notizia si spande rapidamente che in pochi minuti alcune diecine di senesi, apartenenti a reparti attendati in prossimita' del nostro campo, hanno fatto della piccola folla, ferma davanti alla tenda, un gruppo abbastanza numeroso. Il...proprietario (!) dei panforti e' impensierito e si domanda come fara' a contentare tutti. QUalcuno vuol trarlo di impaccio e avanza una proposta: si serbano al Ceppo.
- No, si mangiano subito. Per Ceppo ce ne saranno ancora. Ora si mangia questi: si fa...un ceppino, va bene?
La seconda proposta e' approvata quasi all'unanimita'. La spartizione del prelibato panforte senese e' laboriosa. Il pugnale lavora per fare di due profumati e saporosi dischi tante e tante...fettine (non si puo' parlare di spicchi) quanti sono i presenti. La distribuzione si effettua tra le proteste di chi ne ha avuto poco e le risatine ironiche di chi n'ha avuto troppo. Un secondo, forse meno, e dei dolci senesi non rimangono tracce: anche la carta multicolori e l'argentea stagnola sono sparite. Ognuno ha voluto il suo pesso, per ricordo...
- Il caffe' e' pronto - Il cuoco di tenda, sempre previdente, ha gia' preparata la calda bevanda e gia' si accinge alla distribuzione. La latta da benzina che funziona da marmitta fa il suo giro ed ogunono ha il suo mezzo tazzino di caffe', forte, bollente. La bevanda e' sorbita rapidamente. Una sigaretta e poi si fa il giro per l'indimenticabile cantata.
- Che si canta?
- Mah! Bastasia... - Attacca te, che eri nella "Verdi".
- Pronti?... O via!...
"Tra le citta' d'Italia
Siena e' la piu' bella..."
Ma lo stornello e' troncato a meta'. Un milite arriva trafelato e grida:
"Tutti quelli del plotone mitraglieri al campo. C'e' l'adunata".
- A quest'ora?
- Si. Andate tuttii reparti, credo. E' stata segnalata una banda d'armati nel nostro settore. Stanotte c'e' lavoro.
Rapidamente l'assembramento si scioglie. Senza nemmeno salutarsi, tutti partono correndo verso le tende dei rispettivi comandi di reparto per sapere qualcosa di preciso.
Il preciso e' questo: una banda dsi aggirava effettivamente nei pressi del campo ed era stata segnalata da varie pattuglie. Il numero preciso degli armati non si conosceva, ma si presumeva forte. Percio' le guardie ai piccoli posti furono raddopppiate, i mitraglieri si portarono con le loro armi su di un'altura dominante la valle sottostante il campo ed in tutto il settore si passo' la notte sul chi va la'. Ma non accadde nulla di grave, se si eccettua un breve allarme sul far del giorno. Allarme che diede luogo ad una breve sparatoria contro un isolato gruppetto di armati, che si arresero dopo i primi colpi.
Alzatosi il sole e scomparso momentaneamente ogni motivi di allarme, la truppa pote' riprendere e portare a termine in poche ore la costruzione di un fortino iniziato il giorno precedente.
Il lavoro procede' alacremente fino a che non fu posta l'ultima pietra. E, posta l'ultima pietra, si tratto' di battezzare le rustica e robusta costruzione. Dopo una breve discussione sul nome da dare all'opera di difesa, la cosa fu rimessa al Console comandante il settore.
Mentre tornavamo all'accampamento, un senese avanzo' la sua proposta:
- Dato che la costruzione e' stata eseguita quasi tutta da noi senesi, io proporrei di battezzare l'opera Forte Pan.
- Come?
- Forte Pan. In ricordo del nostro ceppino di ieri sera.
- E come ci combina Forte Pan?
- E ci combina proprio bene. Forte Pan...cioe' Panforte. Va bene?
Benone! Benissimo! Non so proprio questo nome sara' quello prescelto, ma per i senesi il fortino costruito ad est di Enda Mascai e' ormai e sara' sempre il Forte Pan o Panforte.
Buon Natale
Quando queste brevi note giungeranno a Siena, sara' imminente o passata di poco la festivita' natalizia. Percio' approfitto dell'occasione per mandare in Patria e a Siena l'augurio affettuoso e sincero che tutti i senesi, soldati e militi, in A.O., mi pregano di rivolgere ai loro cari, agli amici, ai conoscenti. E con l'augurio, invio a tutte le famiglie, che nel giorno di Natale sentiranno maggiormente la mancanza di persone amate, il saluto ed il pensiero affettuoso di tanti padri, di tanti sposi, e di tanti figli, che lontani dalle case e dagli affetti, vivranno tuttavia una giornata di gioia grande, di intensa emozione, e di impagabile soddisfazione, quale lo sara' la giornata del primo Natale di guerra, del loro primo Natale eroico.
Dove saremo e cosa faremo in quel giorno di festa? Chi lo sa! Una sola cosa sappiamo: a riposo in questo o quel campo, in marcia di spostamento, oppure impegnati nell'avanzata, i nostri spiriti e i nostri corpo saranno protesi verso la conquista e verso la vittoria, mentre i nostri pensieri saranno rivolti verso la nostra cara Siena, le nostre case, le nostre famiglie. E nel giorno sacro alla Cristianita', un canto si levera' potente dai nostri petti. Quel canto che e' l'espressione della nostra passione, del nostro entusiasmo e della nostra fede, sara' la preghiera natalizia che tutti i militi e i soldati rivolgeranno a tutte le mamme italiane:
"Mamma non piangere
se c'e' l'avanzata
tuo figlio e' forte,
paura non ha..."
Dino Corsi