Il Telegrafo del 12 luglio 1935
Ultime ore di attesa in vista dell'imbarco

Sora, luglio
Finalmente sta per giungere il giorno tanto atteso. L'imbaco della I Divisione CC.NN. "23 Marzo", composta prevalentemente da volontari toscani, e tra questi numerosissimi senesi, , è imminente. Alcuni reparti hanno già lasciato le tende; e là dove fino a ieri era tutta una distesa di case di tela e di legno, sono rimasti pochi cumuli di paglia e la "piazzola" degli accampamenti, come a ricordare la sosta di tanta bella gioventù, scattata al primo appello del Duce.
Sono partiti i primi reparti alla volta di Napoli: le Camicie nerehanno attraversato cantando paesi e borgate; in tutti era la gioia per l'imminente imbarco e l'orgoglio di aver superato con fede e con volontà le dure, ma pur tanto necessarie, fatiche di un campo.
Tra giorni nella valle di Liri non risuoneranno più i cori potenti delle legioni e dei Battaglioni. Tutti saranno partiti. Tutti coloro, giovani, e vecchi, che hanno saputo e voluto resistere ai disagi ed alle fatiche, avranno il premio della loro volontà e del loro entusiasmo: l'onore di servire il Duce, la Patria e di portare il tricolore italiano, simbolo di potenza e di civiltà, a sventolare vittorioso sotto il sole africano.

Esempio di fede

Partiranno anche coloro che potevano tornarsene a casa, se lo avessero voluto, ma che hanno preferito invece serrare i denti, soffrire in silenzio e chiedere ai loro corpi - nè troppo forti, nè tropo sani - lo sforzo massimo, al fine di nascondere una malattia, una imperfezione fisica, e non essere da meno dei loro compagni pieni di forza ed esuberanti di salute.
Tra questi volontari - esempio di fede per tutti gli italiani - vi è un senese. Fascista della vigilia, legionario di Roma a soli 16 anni, è partito da Siena pieno di entusiasmo e con negli occhi la visione dell'Africa e della lotta. Nascondendo a tutti il male che lo mina, è stato sempre fra i primi durante le esercitazioni tattiche, e le lunghissime marce; ad esempio di disciplina, di ordine e di fede purissima, ha superato tutte le prove senza mai lamentarsi, fino a quando di fronte ad un grave attacco di febbre, ha dovuto subire - non richiesta, ma impostagli - la visita medica superiore.
Agli Ufficiali del Collegio Medico, che lo dichiaravano inabile, insisteva affermando la propria efficienza fisica e la sua ferma volontà di partire per l'Africa ad ogni costo. Messo di fronte ai pericoli del clima, che forse la sua debole costituzione non avrebbe potuto superare, rispondeva che era pronto a tutto, anche a morire, ma che non sarebbe tornato a casa per nessuna ragione. Le sue insistenze, il suo alto spirito di sacrificio e la sua volontà furono premiati. Fu riconosciuto idoneo e proposto per una lunga licenza di convalescenza. Rinunziò alla licenza e chiese un breve permesso di pochi giorni per recarsi a Siena per vedere il Palio.
Un ufficiale, meravigliato, gli domandò come si potesse accontentare di un sì breve periodo di riposo; ridendo, il ragazzo gli rispose: "Per rimettermi il salute, fanno meglio tre giorni a Siena, con la terra in Piazza, che tre giorni a San Remo! E se per combinazione - aggiunse - vincesse la "Pantera", tornerei più forte di Carnera!"
La Pantera non ha vinto, ma il nostro caro camerata è tornato a noi, al campo, al lavoro, più forte, più ardente di fede, più entusiasta di prima.
E, domani, pure lui si imbarcherà con i compagni di ieri e di oggi, con i concittadini e contradaioli; e durante la traversata, racconterà per la centesima volta le fasi dell'ultimo Palio, dicendoci come e perchè la Pantera non abbia vinto e concluderà, come sempre: "Ma, se Dio ci assiste, d'agosto col "Grattapassere"..."
D'agosto saremo "laggiù" e, forse, non ci giungerà nemmeno l'eco della nostra Festa, come ci è giunto in questo luglio attraverso le onde della radio e le calorose narrazioni dei pochi nostri camerati, presenti alla Giostra.

Senesi senza radio

Giorni tristi e melanconici, per le Camicie nere senesi, quelli della passione contradaiola. Sognavano le Contrade, Siena, e la Piazza ad occhi aperti. Le discussioni, tra noi, avevano un unico tema: il Palio.
Palio, Palio e soltanto Palio. Tutto il restante, oserei dire anche l'Africa, era dimenticato.
"Nicchio", "Torre", "Civetta", "Lupa", Istrice", "Pantera", "Bubbolo", il "Morino", "Ganascia", "Tripolino", "Meloni", "S.Martino", "Casato", "la Cappella", "la Mossa"; i "nerbi", le bandiere, i tamburi...un turbinare di nomi, di ricordi che faceva sentire più forte la nostalgia della nostra Siena, più bella quanto più lontana.
Bisognava far qualcosa per vincere il tormento. Qualcuno prese l'iniziativa. La sera del 30 giugno un portaordini eccezionale fece il giro dei vari campi: da Quaglieri a Isola Liri, da Sora alla Selva, a Susa, S.Domenico e al Cancello si sparse l'ordine di adunata. La sera del 2 luglio tutti a Sora, alla sede del Dopolavoro, per l'audizione radiofonica della trasmissione...che era e rimase un puro sogno.
Delusione in tutti, quando un digirente del Dopolavoro, che gentilmente ci aveva ospitati, comunicò che la tanto attesa trasmissione non si sarebbe effettuata e che soltanto con il "giornale-radio" delle 23 si srebbe conosciuto l'esito della corsa. Qualche mormorio sommesso, l'immancabile "moccolo" di prammatica in simili circostanze e poi, mesti e a capo chino, i "pazzi di Siena" sgombrano la sala e via verso gli accampamenti.
Non tutti però se ne andarono. Una ventina; le "cariche speciali" con "permesso permanente" ed un gruppo di audaci, disposti a buscare dieci giorni di rigore pur di sapere "chi ha vinto" rimasero e pazientemente attesero.
Attesero discutendo e, tanto per essere in carattere, bevendo diversi e svariati fiaschi di "Chianti" originale, apparsi come per miracolo la sera della Festa. Via via che le ore passavano, le discussioni si accaloravano sempre più. Le Contrade che correvano erano tutte rappresentate. Particolarmente tra Nicchiaioli, Istriciaioli e Lupaioli si discuteva animatamente, giacchè nessuno voleva ammettere l'eventualità del "purgante" per sè e per la contrada del cuore.
Alle 23 in punto il "giornale-radio", le notizie di cronaca, più o meno interessanti...passano inoservate...Roma...Parigi...Vienna...Berlino...Londra...Siena...oh!
- Silenzio! State zitti! - un attimo, poi un grido solo, qua di gioia, là di rabbia: Lupa!
I due Lupaioli presenti, trasfigurati dalla contentezza, diedero fiato alle ugole: "Si sa che un lo volete..."
Ma non finirono lo stornello. Furono sopraffatti dalla massa. Un canto forte, bello, entusiasta, si levò:

" Viva la nostra Siena
la Torre, la Cappella
Evviva Siena bella"


Per le vie di Sora il gruppetto dei militi si allontanava cantando la bellezza e la gloria di Siena, quando un ciclista del Quartier Generale portò la lieta notizia: si parte!
- Quando?
- Presto!
- Prima del 15 ci imbarcheremo!
- Bene! Bravo! Finalmente! Se Dio vuole!
E un canto più bello, il canto di tutte le battaglie e di tutte le vittorie, si levò dalla pattuglia dei senesi, non più campanilisti, non più contradaioli, ma tornati fascisti e soldati al solo avviso dell'imbarco:

Mamma non piangere
se c'è l'avanzata...



Dino Corsi