Il Telegrafo del 6 novembre 1938
Coi legionari senesi nell'Impero
Selselima' sul Nilo Azzurro, ottobre.
Contrariamente alle previsioni piu' ottimistiche, la permanenza del 97.o in Africa si e' prolungata e si prolunga. Le speranze, i sogni dei legionari tutti non si sono avverati e il rimpatrio dovra' essere ancora atteso. Necessita' indiscutibili tengono, e terranno per alcuni mesi, la "Valanga" al posto del dovere in servizio per la grandezza dell'Impero.
Consci dell'utilita' della loro opera, orgogliosi della nuova prova della dedizione alla Causa, alla quale la fiducia dei Superiori li ha chiamati, pervasi come sempre dalla volonta' di servire il Duce nell'Impero e di rendersi degni di Lui, i legionari senesi si son fatti forti della loro stessa fede, e da uomini degni di rappresentare la forza armata della Nuova Grande Italia, hanno accolto la notizia del rinviato rimpatrio con la serenita' dei forti. Senza recriminazioni, senza rimpianti, senza eccessiva nostalgia, la "Valanga" ha continuato e continua a percorrere la via del dovere.
E' dura la vita del dovere. Ma nessuna durezza e' e sara' mai affrontata e vinta tanto gioiosamente quanto lo e' dalle camicie nere senesi. L'orgoglio, che e' in tutti, di rendersi utili alla Patria e' piu' che sufficiente a far vincere disagi, sacrifici e privazioni. La soddisfazione di oeprare coi "fatti" a pro della grandezza nazionale ripaga ogni sofferenza sia fisica che morale. La "Valanga" fedele al suo motto "marciando mi rafforzo" continua la marcia iniziata tredici mesi or sono e va verso quell'avvenire folgorante della gloria che ha baciato e baciera' i neri gagliardetti dell'unita' senese: fiamme vive, i nostri gagliardetti, di una passione che nulla potra' estinguere e che sempre divampera' a testimonianza della fede di un Popolo che altro non chiede che combattere e vincere.
In testa alla formazione legionaria senese, impegnata nell'ultima fatica, marciano oggi i nostri Morti. Sono i camerati, le di cui spoglie dormono il sonno eterno nei sacri recinti di pace a Gondar e a Bahar Dar, che formano l'avanguardia dei nostri reparti.
Sono gli spiriti dei caduti, le anime di coloro che s'immolarono per la comune Idea che oggi ci precedono e ci guidano sulla via del dovere, piu' bello quanto piu' duro.
Nel loro nome, nel nome del sempre "presenti" Mugnai e Cingottini, Satini e Marchetti, la "Valanga" continua la fatica verso tutte le conquiste e tutte le vittorie: quelle dello spirito e quelle delle armi.
Vita di reparti
E' terminata la stagione delle grandi piogge. Dai primi di giugno alla fine di ottobre glie elementi, ostili quanto mai questo anno, hanno dato vita e forma agli uragani ed alle tempeste che hanno riversato sulla terra cateratte di acqua. Dire la eccezionale intensita' di queste piogge che per oltre quattro mesi e quasi cinque mesi hanno addirittura inondato tante e tante regioni dell'Africa sarebbe il ripetere cosa gia' troppo note. E dire qual sia stata la vita dei legionari nelle giornate, nelle tante giornate, della cattiva stagione potrebbe sembrare una interessata apologia del sacrificio al quale si sono sottoposti gi uomini. Preferiamo percio' lasciar perdere il passato e guardare al presente.
E' tornato il bel tempo. E con questo la gioia di vivere, la coscienza di operare e la certezza di sentirsi utili.
Il Battaglione si e' scisso nei suoi Reparti. La grande famiglia del "novantasettesimo" si e' divisa in vari nuclei ognuno dei quali deve assolvere ad un compito particolarmente delicato o difficile.
Il Comando di Battaglione, con la 3.a compagnia al completo, e' tutt'ora a Mescenti, sede di presidio, e la' vigila alla sicurezza delle comunicazioni con l'interno del Goggiam e prosegue l'opera, iniziata da vari mesi, di completa pacificazione, valorizzazione e redenzione della Regione.
La 1.a compagnia e' a Bahar-Dar. Qui i legionari della "prima" hanno trascorsa la stagione delle piogge. Qui il reparto, per oltre quattro mesi, ha garantito la sicurezza del porto meridionale del Tana, ha lavorato, ha servito, e si e' prodigato oltre ogni umana misura.
Sul comportamento della 1.a compagnia, sui sacrifici di questa subiti e virilmente superati, si potrebbe scrivere intere pagine. In una zona ove il clima aveva - durante la cattiva stagione - ragione delle tempre piu' forti, i legionari senesi hanno lottato giorno per giorno, uomo per uomo contro il male e contro la sorte avversa. Oggi, che col bel tempo e' la salute che torna a rifiorire, oggi che il sole vince e disperde gli ultimi postumi della malaria, oggi e' doveroso il riconoscimento verso il reparto che, ad onta di tutto, non si e' fiaccato, ma ha invece brillantemente resistito di fronte agli attacchi del male e ha permesso il regolare funzionamento alla base di Bahar-Dar, uno dei piu' importanti centri dell'Amara.
La Prima compagnia prosegue il suo compito sulle sponde del Tana e si accinge, ora a ritemprare i corpi nella Primavera africana, prodiga quanto mai di benessere e salute.
La Seconda Compagnia ha lasciato Mescenti. Dipartitasi dalla sede goggiamita ove in ipu' di un'occasione aveva avuto modo di distinguersi, il bel Reparto si e' attestato oltre le sponde del Nilo Azzurro: a Selselima'. Sull'altura che a poche diecine di metri dal grande fiume domina i guadi sulla via del Goggiam.
Selselima' sul Nilo
In Africa gli spostamenti sono sempre difficoltosi. Ma quando la buona volonta' degli uomini si manifesta e si prodiga non c'e' difficolta' che non sia superabile. Cosi' la 2.a Compagnia del 97.0 si e' trasferita da Mescenti a Selselima' in poco piu' di ventiquattro ore. E cio' ad onta delle comunicazioni difficili nel tratto Bahar-Dar - Nilo Azzurro, e delle traversate del fiume fatte - causa la piena che ha travolti i passaggi - a turni su uno zatterone.
La localita' che oggi ci ospita non e' nuova ai legionari . Qui, ai guadi del Nilo, convergevano le colonne nel periodo delle "scorte"; da Selselima' si mosse or'e' un anno la potente macchina guerriera che doveva pacificare e mettere sotto l'effettivo controllo italiano la fino allora semisconosciuta regione del Goggiam. E le camicie nere senesi ricordano ancora le nottate trascorse all'addiaccio sulle sponde del fiume, rivivono le giornate faticose dei servizi di sicurezza che li portarono sin qua, rievocano fatti ed episodi del passato, nel mentre lavorano alla sistemazione di quella che e' la nuova residenza della "seconda".
Il fortino di Selselima' sorge alla sommita' di un'altura che, a pochi metri dal Nilo, ne domina e protegge i passaggi. Il solito recinto di muro a "secco", caratteristica questa di tutte o quasi le opere militari africane, ed una doppia rete di reticolato costituiscono la difesa del posto. Al di la' dei reticolati e del muricciolo lo spazio per la truppa. Quando la compagnia prese possesso della posizione dando il cambio ad un reparto di ascari, l'interno del fortino era...meglio non dire cosa era. Oggi, a distanza di appena una settimana, si e' gia' oeprato il miracolo.
Lo spirito di adattamento, la volonta', l'iniziativa e l'intelligenza delle camicie nere hanno fatto si' che ove non erano che sterpi e macerie sorgesse un piccolo e ben ordinato villaggio.
Si sono costruite baracche e zeribe, si e' ...bonificato il terreno, si e' data una impronta di ordine, pulizia e comodita' al campo che oggi e' base degna di figurare in una zona ove la natura ha profuso a piene mani quanto di piu' bello potesse.
Basta volgere lo sguardo in questa o quella direzione per ammirare panorami di sogno. Il Tana e' sulla nostra destra in tutta la sua immensita'; lontana lontana l'isola delle Verginmi ci appare come una nube nerastra nella azzurra luminosita' del cielo, e piu' lontana ancora la penisola di Gorgora' si confonde, all'orizzonte, con le acque e pare non una striscia di terra, ma un serico drappo verde steso sul lago. Davanti a noi e' il Nilo Azzurro; tanto azzurro e con dei riflessi ora d'oro, ora rossastri che sembra una bandiera del "Nicchio" ondeggiante sotto la spinta del vento. Piu' avanti ancora, ma lontane, le montagne del Goggiam: ciclopici ammassi di rocce e di verde. E tutt'intorno il rigoglio della vegetazione tropicale: folte foreste, ove tra palmizi e liane, tra sicomori e baobab, tra erbai e canneti, tra radure e paludi trovano ricetto i piu' preziosi esemplari della fauna africana: ippopotami e coccodrilli, iene e sciacalli, gattopardi e leopardi, facoceri e gazzelle, guane e pitoni, scimmie di ogni genere ed ogni sorta di uccelli: dalla starnazzante pernice alla tronfia faraona, dal piccolo gentile uccello mosca al colossale avvoltoio.
In questo paesaggio di incanto vivono oggi i legionari della "seconda". Ma la bellezza panoramica della localita' ha il suo contrasto nella incivilta' della localita' stessa. Ove la natura ha donato prodigalmente, gli uomini non hanno saputo apprezzare il dono; e quella che poteva essere un Paradiso Terrestre e' tutt'ora una delle plaghe piu' selvagge dell'Africa.
Percio' le camicie nere hanno lavorato, lavorano e lavoreranno alla italizzazione di Selselima'. Come sempre, come a Gondar, come ad Amba Ciara, come a Mescenti, come a Bahar-Dar, anche ai guadi del Nilo Azzurro il 97.o Battaglione lascera' la sua inconfondibile impronta di operosita' romana.
Nell'interno del fortino la famiglia legionaria ha iniziato la nuova fatica. All'ombra vigile del tricolore che sventola sovrano sugli spalti, i militi lavorano e vigilano. Amorevole come una buona mamma, la Sacra Bandiera sorveglia dall'alto i figli diletti e diffonde lontano, con lo sfolgorare dei cari colori, un'ondata di forza e di volonta'.
Dino Corsi