La Nazione del 21 giugno 1938.
In marcia con il 97° Battaglione Senese CC.NN.
Butto giù queste note affrettate, mentre attendiamo ordini circa la nostra futura destinazione. Da dodici ore precise le Camicie Nere senesi sostano ad Azozò, località a sei chilometri da Gondar. E' stata, un pò, la fine di un'odissea, che per una settimana o quasi, ha messo a dura prova le qualità di ogni singolo e le capacità del battaglione.
Siamo tornati indietro e vi dirò come. Inutile drammatizzare; nè tragedia, nè farsa; la vita africana è quella che è.
E' così grande, in questo mattino di sole, la nostra stanchezza e sono così ancora confuse le idee che preferisco affidarmi alle schematiche note del mio taccuino.
Domenica 5 giugno: Festa dello Statuto - La seconda compagnia al comando del Capitano Valentini abbandona l'Ambaciara per recarsi al Grainber. Dieci chilometri di sentiero, a piedi. Piove a dirotto.
Lunedì 6: Il resto del Battaglione, cioè plotone comando e prima compagnia, agli ordini rispettivamente del Tenente Jacubino e del Tenente Pepi, raggiunge la pista. L'altra compagnia, la terza, partita qualche giorno prima da Gondar, ci attende a Ifac. Nelle prime ore del pomeriggio, su potenti autocarri, il battaglione finalmente può spostarsi. Bene o male, facciamo 40 chilometri circa in direzione di Bahar-Dar. E' sera. Incomincia a piovere. Ad un guado difficile, ne succede un altro più difficile ancora. Il terreno è così pregno d'acqua, che ad ogni istante cede. Rullo di motori che lacerano l'aria. Inutile proseguire, anzi impossibile. Ci si accampa nella pianura deserta e buia.
Martedì 7: Il mattino non promette nulla di buono. Sui colli circostanti, nuvole nere passano foriere di pioggia. Il maggiore Mariotti e il tenente Avanzati riescono a portarsi a piedi a circa 15 chilometri, dove un cantiere di operai potrebbe darci aiuto. Le scorte di riserva stanno infatti per terminare...Oggi una pagnotta ogni quattro militi. Si vive di caccia: gazzelle, qualche pernice, un facocero. Nel pomeriggio ancora pioggia. Lenta, meno lenta, dirotta. Avanti non si può andare, indietro lo stesso.
Mercoledì 8: Tiriamo ancora un buco della cinghia. Siamo senza pane, acqua non se ne trova. E piove, piove, piove!...Abbiamo deciso, bisogna tornare indietro. Badili e picchi, sono ora all'opera. Cento e cento braccia davanti, dietro, ai lati di ogni autocarro, spingono colla forza della disperazione fra un clamore assordnte di voci e motori. Avemmo fatti quattro chilometri, quando la pioggia ci riprende più violenta.
Giovedì 9: Al mattino, presto, il nostro comandante parte su Gondar in sella ad un muletto. Sette ore, forse, non basteranno per il faticoso cammino. Spunta un pò di sole sul mezzogiorno. Bisogna approfittarne. Di mangiare non se ne parla. Persino le sigarette vengono ora a mancare. Andiamo avanti, o per essere precisi, torniamo indietro. Riusciamo a lasciare la pianura, ad inerpicarci sui colli. E' la salvezza! L'imbrunire ci sorprenderà stanchi e affamati come lupi, al bivio per l'Ambaciara.
Venerdì 10: Coll'ordine di tornare ancora indietro, ritorna il maggiore Mariotti. Ha portato viveri. Finalmente! Pane, acqua, sigarette: è molto ma non è tutto. Bisogna cercare di raggiungere ad ogni costo la strada , gondar, la civiltà. E la sera, dopo cinque ore di marcia ininterrotta, tocchiamo Azozò, in un mare di fango, sotto la pioggia che sferza i nostri volti, che inzuppa le nostre divise. La cavalcata è finita.
Sabato 11: Attendiamo ordini. Gli autocarri, come bestie ammansite, sonnecchiano quieti su due lunghe file sotto i raggi del sole, tornato a rifulgere in un cielo tutto azzurro. La Camicie nere si lavano, si rifocillano, scrivono, chiacchierano. Si attende...
Ora l'ordine c'è! Accamparsi ed aspettare. Volti quieti, allegri, soddisfatti. I sacrifici grandi di cinque giorni non sono ormai, in ognuno, che un sogno lontano. Ma io ricordo, ricorderò; siete stati bravi ragazzi!
Domenica 13: Ciò che prevedevamo si è avverato. Un ordine, una parola. A Gorgorà, a piedi. Da qui, ho l'impressione che il battaglione verrà avviato, via Lago Tana, a Bahar-Dar, Mescentì, Goggiam, in colonna con gli autocarri...Chi vivrà vedrà!
Bruno Minucci