Rivoluzione Fascista - Organo della Federazione Provinciale Fascista Senese del 26 maggio 1935
Legionari della Provincia di Siena ricordano la loro terra ed esprimono la loro incondizionata fedeltà

Gia' da diversi mesi le navi italiane fanno la spola tra i porti meridionali ed il Mar Rosso, portando cosi' contingenti sempre piu' numerosi di legionari verso l'Eritrea e la Somalia mentre altri si raccolgono nei campi d'istruzione in Italia, in attesa di raggiungere le loro sedi africane.
Il contatto coi nuovi ambienti, cone le nuove condizioni di vita fa nascere nei giovani militi sensazioni nuove, allarga il campo visivo del loro spirito, stimola in loro l'entusiasmo. Cosi' agli amici, ai gerarchi, ai giornali della loro Provincia essi fanno pervenire lettere, impressioni, appunti che nulla hanno perso della genuina freschezza dell'impressione che li detto' e che ora noi ben volentieri pubblichiamo. Dino Muzzi, Camicia Nera Scelta, della I.a Divisione, traccia da Sora le impressioni della partenza dei legionari senesi, e della vita di corpo.
"Siena ha offerto alla nostra partenza lo spettacolo forse non atteso di un entusiasmo che mi ha riportato all'epoca mai dimenticata dello squadrismo e delle spedizioni punitive. Del resto sono convinto che anche questa e' una spedizione punitiva in uno stile piu' ampio fatta con la stessa intensita' di passione che ha guidato molti di noi nella lotta per la causa fascista.
Firenze ci ha accolti con la sua anima permeata di fede e la torre di Arnolfo, la Cupola di Brunellesco, la serieta' maestosa di Palazzo Pitti hanno udito il passo pesante degli scarponi chiodati dei legionari.
Ore di fraternita' e di entusiasmo hanno accolto nella citta' di Dante quanto di bello e di sanamente fascista e' balzato all'appello del Capo.
Giovani quasi balilla, e combattenti della grande guerra col petto fregiato di nastrini, accomunati in una unica fede, uomini gia' maturi che mordono il freno nell'ansieta' di una partenza anelata ed adattatisi meravigliosamente in un ambiente per molto di noi nuovo, indubbiamente non migliore per quelli di noi che conoscono il sacrificio della trincea, vivono, tesi nel desiderio di agire, di combattere.
E' da queste balze rocciose, qui dove l'Appennino e' un ammasso di punte taglianti, dove le case e i paesi serbano ancora i residui del terremoto, salgono oggi i canti guerreschi dei legionari, che vanno dalla canzone nostalgica di Napoli ai cori robusti dei toscani e alla guerresca voce del settentione.
Tutti, con l'anima fremente e il desiderio che punge ed assilla, guardiamo a Napoli, l'ultima tappa verso l'Africa, che inesorabilmente ci chiama e che vogliamo dominare ancora con il diritto che ci viene dall'eredita' trasmessaci dalla madre di ogni civilta', Roma".

Come a postillare il pensiero del camerata Muzzi, i volontari senesi, a Sora, hanno voluto aggiungere una loro frase cosi' concepita:
"Il camerata Muzzi ha detto cio' che tutti i volontari senesi sentono, con fede, passione ed entusiasmo.
Noi, con lui, inviamo ai Camerati della Federazione fascista senese, alla "Rivoluzione Fascista", ed a tutti i camerati senesi i nostri saluti fascisti.
W il Duce, l'Italia e Siena bella"
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Altri legionari poggibonsesi inviano al Segretario del Fascio del loro paese una lettera scritta su un foglio di carta avente per lo meno un metro quadrato di lato, in cui riaffermando la forza della loro fede e della loro dedizione alla Dinastia e al Capo, dichiarano che essi "si sono messi a disposizione della suprema gerarchia e orgogliosi indossano quella divisa e quelle armi che gli sono state affidate per combattere, vincere e morire, perche' ognuno sappia, ed in special modo i titubanti ed i paurosi che chi per la Patria muor vissuto e' assai".
Seguono molte firme e tra le piu' intellegibili, le seguenti: Lensi Nello, Casini Renato, Branchini Alessandro, Casamonti Gino, Matteucci Emanuele, Fratelli Luigi, Fortini Severino, Gianni Primo, Spannocchi Lorenzo, Barsotti Carlino, Manganelli, Ghizzani.
Dall'Asmara i camerati Bruno Morrocchi e Osvaldo Bianciardi cosi' scrivono al Segretario Federale:
"Benche' lontani, Siena tutta sappia che insieme ai nostri cari non la dimentichiamo mai. A lei particolarmente giungano fervidi e potenti "A noi", con acclusa la nostra fedele e incrollabile tenace volonta' di servire con tutte le nostre forze e se necessario col nostro sangue la Causa della Rivoluzione Fascista, e della grandezza dell'amata nostra Italia."
Anche Ferdinando Capannoli, da Gedaselami, esprime la fierezza dei propositi che lo animano e la gioia per il dovere che compie.
"La Patria ha voluto provare le sue Camicie Nere, e noi senza esitare, abbiamo risposto con tutta la fede del nostro entusiasmo, al grido lanciato attraverso la nostra bella penisola, e con cuore saldo abbiamo solcato per mari e terre e siamo giunti in questa vecchia Colonia, dove 40 anni fa, centinaia di nostri fratelli immolarono le loro giovani vite per fare piu' grande e piu' forte l'Italia nostra.
Amici, che il vostro pensiero mi segua ovunque, nei momenti piu' belli come nei momenti piu' oscuri della nostra gloriosa marcia.
Dico gloriosa perche' il cuore dei volontari non deve mai tergiversare di fronte al pericolo, e ricordare sempre il motto scritto sulla casetta del Piave: "Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora", cosi' faremo noi prendendo esempio dai vecchi combattenti.
E la nostre vecchie e polverose camicie nere sapranno far valere le sue ragioni come nelle cruente giornate del 21 e cosi' ora sapremo difendere i nostri confini coloniali facendo scudo col nostro petto alle invasioni nemiche balzando come felini al minimo comando, e coi nostri pugnali sapremo stroncarli ed annientarli sotto i nostri colpi, vendicando cosi' i nostri fratelli morti in queste terre.
Abbiamo la ferma convinzione di poter ritornare tutti gloriosi alle nostre case dopo aver dato prova del nostro coraggio, ma se la fortuna ci sara' avversa, ricordate le nostre faccie gioiose che sorridendo e cantando le piu' belle canzoni del fascismo andarono a compiere il loro sacrosanto dovere.
E questa mia sia di esempio per coloro che il Milite ed il Fascista lo sanno fare soltanto nel proprio paese, e che la divisa la sanno portare solo per vanagloria e per pavoneggiarsi".

Altre lettere ci sono giunte, semplici o ingenue, ora piene di fuoco interiore o di spirito polemico, come quella del Capannoli. Ma tutte improntate ad un sano ardore patriottico e dense di affettuosi ricordi verso la loro citta', verso i compagni e la famiglia.