Rivoluzione Fascista-Foglio d'ordini della Federazione senese dei Fasci di combattimento del 15 giugno 1942
L. Concato "La guerriglia: un fenomeno tipicamente criminale"

Nessuno s'immagini che le genti balcaniche contro le quali combattono i nostri soldati sulle impervie montagne si possano ornare della nobile targhetta di un preteso nazionalismo, di una pretesa libertà, di una pretesa tradizione storica.
Dire che questi masnadieri comunisti - come del resto essi, quasi tutti si autoproclamano - è dire fin troppo; il comunismo, come ideologia, varrebbe ancor la spesa d'esser combattuto da pari a pari, con lealtà, se con lealtà fosse professato. Ma essi vanno ancor d'un gradino più in basso: sono dei mantenuti di Mosca e dell'Inghilterra, son dei volgari ribaldi da archibugio che in uno stato onesto, epurato dai briganti, non saprebbero trovare posto che nelle patrie galere; sono feroci mascalzoni, rifiuti d'ogni nazione, che non si arrendono perchè sanno che il capestro è l'unica sorte che spetti loro di diritto.

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Quella che su queste montagne giocano le nostre camicie nere, i nostri fanti, non è una lotta facile. Il terreno carsico pare inventato apposta per favorire la guerriglia e i briganti, per consentire il gioco di un ribelle che si riprometta di apparire e scomparire fra le pietre, camuffarsi da pacifico pastore, occultare le armi negli anfratti e nelle caverne.

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Quel che accade in qualche zona dei balcani non è il risultato della nostra occupazione, ma l'eredità comunista lasciata dal malgoverno jugoslavo; la guerriglia si alimenta sulle illusioni russe e col denaro degli inglesi e degli americani, quindi entra nel quadro più vasto della lotta che le nazioni dell'Asse combattono su vari fronti.

I nostri fanti e le nostre camicie nere che combattono quaggiù hanno piena coscienza che questa, anche se per la apparenze e le proporzioni sembra declassata al rango d'operazione di polizia, non deve per tal motivo esser giocata con minore accanimento e con minore impeto. Sanno che la frontiera delle Dinariche, come quella del Moncenisio, come ogni altra frontiera è sacra, non si discute, si difende.
Nel litorale dalmata si costruiscono strade, si bonificano terre, si fabbrica il cemento, si estrae l'alluminio, si semina, si pesca, si raccoglie.