Ieri a circa 8 chilometri da Siena si e' svolta una riuscitissima manovra combinata con reparti dell'Esercito e della Milizia, mitraglieri e premilitari avente scopo dimostrativo per l'istruzione dei fanti e delle Camicie Nere.
L'azione ha avuto il suo svolgimento fuori la Porta Romana sui Colli di Malamerenda, adattissimi per l'accidentalita' del terreno, nel triangolo Belvedere, Borgovecchio, Coroncina.
Il partito azzurro dalla difesa che ha il suo comando a quota 259, in un'altura circondata da cipressi, consta di reparti dell' 87.o fanteria e di due centurie della 97.a Legione M.V.S.N.
Le forze attaccanti del partito rosso sono composte da due sezioni mitraglieri dell' 87.o fanteria e della centuria premilitare che convergono ogni loro sforzo per rompere la linea avversaria ed aprirsi la via libera verso Siena.
I fanti prestissimo si dirigono colla loro musica al punto fissato per l'inizio dell'azione da cui dovranno sviluppare la manovra d'attacco. Anche pei militi della 97.a Legione la sveglia e' suonata sollecita e l'alba e' appena sorta che essi si inquadrano nel cortile della Prefettura.
Dopo poco gli ufficiali prendono il comando dei loro uomini e in silenzio, in ordine perfetto, i manipoli attraversano le vie cittadine. Poca gente c'e' per le strade di Siena: donnette alacri e rinfagottate che vanno alla chiesa, contadini che colle loro bestie portano le verdure al mercato, qualche guardia municipale e qualche vetturino dall'alto della sua carrozza sono gli unici spettatori di questa adunata mattutina.
Gli altri dormono nell'alba domenicale, moltissimi stanchi per le danze del Veglione della Lizza, qualche ballerino assonnato e tremante che rincasa dopo la notte bianca...
Si giunge cosi' a Porta Romana ove avviene il congiungimento degli altri reparti; c'e' una bella centuria di preliminari al comando del cap. Granai e di Bruschelli, se ne vede da lontano la selva nera della Sez. Arditi.
Mi avvicino: fra essi sono vecchie conoscenze, moltissimi avanguardisti della centuria di Forzi che oggi hanno trovato altrettanti...padri spirituali nei sottufficiali Terzacci, Gianni, Martignani, Spolveretti, Marsili, Giannini.
Uno squillo robusto di attenti irrigidisce i reparti allineati: passano veloci il colonnello del reggimento e il Console della Camicie Nere cav. uff. Giovanni Mascaretti, che nessuna occasione tralascia, con vero spirito di soldato e di fascista, per dare una istruzione feconda ai suoi militi che formano la sua seconda affettuosa famiglia. Sono con loro il Seniore Tozzi della I coorte e il Centurione Anatrini aiutante maggiore.
Poi la colonna si muove per la strada di Romana, giu' per Valli, verso la Coroncina.
L'aria frizzante e pungente aguzza l'appetito delle Camicie Nere e dei soldati che con volutta' aspirano il profumo di pane caldo sformato che viene da una casa sulla strada.
E le finestre si aprono al passaggio di questa balda gioventu' che lascia gli ozii e i riposi del letto per marciare su strade di campagna piene di sassi, per irrobustirsi per farsi piu' forte nel nome d'Italia.
Il sole stamani e' pigro anche lui e non accenna a comparire; grossi nuvoloni coprono il cielo e danno poco simpatici pronostici di pioggia. Incerto e timido nell'aria plumblea un raggio batte finalmente nei prati, nelle siepi che sanno di primavera; si sente quasi un orgoglio di rinascita in questa natura che offre le sue primule e l'intenso odore delle mammole sulle prode dei fossi.
Ci raggiungono alcuni cavalieri: sono ufficiali dell'esercito e dei Reali Carabinieri che assistono alla interessante tattica.
Ogni tanto qualche milite affamato compra le munizioni da bocca che scompaiono con sorprendente rapidita'. Qualche stornello subito represso perche' il nemico e' in vedetta e pio' udire s'alza dei reparti...stornelli semplici e molli come fili di campo, come mani di fanti ci danno la nostalgia della lontana caserma...
S'attraversa una zona fertilissima, operosa che un giorno fu avvelenata dal bolscevismo e che oggi ha ripreso un ritmo di vita feconda.
E ora s'inizia la marcia pei campi, quasi carponi per non esser veduti, dislocando pattuglie sui costoni e vedette nei punti ove si attende l'attacco: le Camicie Nere si buttano a terra, per non offrire bersaglio al nemico.
Il centurione Lunghetti e' infaticabile coi suoi mitraglieri, c'e' Nanni Marchetti col Capo Manipolo Bucci, Pagnini, Tailetti; Petrucci ed il ciclista Nuti e col caposquadra Mugnaini: per la fila vediamo il "nonno" arzillo e ilare accanto a imberbi ragazzi di sedici anni.
Finalmente verso le dieci e mezzo i "rossi" si appressano avanzando con rapida e sicura manovra. Uno, due, cinque, venti colpi di fucile rintronano e le mitragliatrici col loro tambureggiamento continuo fanno eco. Si pressa l'avversario a cui gli azzurri oppongono accanita resistenza prendendolo quindi fra due fuochi e decidendo delle sorti della giornata.
Uno squillo di tromba segna l'alt ella tattica che ha rinsaldato ancor piu' i vincoli di cameratismo tra i plotoni dell'esercito e i manipoli delle Camicie Nere. Sotto il sole che ora sfolgora si riprende la marcia verso Siena.
Timido dapprima, fermo poi e potente nasce come un sussurro fra le fila che poi diventa coro; e' la canzone della giovinezza e dell'ardore, quella che echeggio' sulle trincee contese lassu', sul Piave e sul Montello quando i ragazzi dalle giubbe aperte e dalle fiamme nere lanciavano la bomba al nemico e la vita al destino.
E' il canto - e ci riporta alle prime spedizioni quando con passione e con rabbia quasi, di paese in paese, si riportava il tricolore che una genia di rinnegati aveva oscurato - eì il canto di bellezza che noi squadristi lanciammo piu' forte sotto la finestra della bimba quando si partiva col berrettaccio di spedizione senza sapere se la sera si sarebbe tornati tutti vivi.
Questo pare sentano le Camicie Nere, quelle di Foiano, di Grosseto, di Montalcino, di Montepulciano, di Abbadia, di Castellina, di Certaldo, di Roma e il canto un momento cessa quasi per raccogliere la rievocazione.
Poi risale piu' forte l'inno che fu un giorno dei goliardi.
E un vecchietto vestito a festa, arzillo e rasato di fresco, si leva il cappello con rispetto al canto della giovinezza ardita, mentre un piccino che gli trotterella a fianco, il nipotino, guarda noi, poi il nonno, poi di nuovo le nostre fila e alza il braccino nel saluto romano...
Due eta' e due anime, uguali per amore, simboli del popolo nostro.
Il vecchietto e il bimbo, il passato e l'avvenire che salutano le Camicie Nere curve sotto il peso dell'armamento.
Siena nel sole lancia al cielo le sue torri come un saluto di gentilezza e di poesia.