Particolari dell'eroica morte del camerata Goliardo Parisini
Dal fronte balcanico il S.C.M. Rosi Sergio ha indirizzato alla Signora Isabella Parisini una lettera in cui espone i particolari dell'azione, nella quale incontro' gloriosamente morte il camerata Goliardo Parisini, gia' Vice COmandante Federale del Comando G.I.L.
"...il giorno 8 aprile, alle ore 11, la seconda compagnia comunicava di essere accerchiata da rilevanti forze ribelli.
Goliardo con quella generosita' che lo distingueva sempre, offriva di andare con la propria compagnia a portare aiuto alla seconda. Incoraggiati continuamente dalla sua voce e dal suo esempio, operammo con celerita' e successo la manovra da lui guidata.
Preso contatto con i ribelli e raggiunte le posizioni, la tenemmo saldamente malgrado l'intensissima reazione avversaria e Goliardo primo fra i primi, non cessava un istante di dare tutto se stesso, ogni cosa prevedendo, a tutto provvedendo con il suo pronto intuito e con la sua sveglia intelligenza.
Per causa di forza maggiore ricevemmo l'ordine di ripiegare e, benche' a malincuore, anch'egli dovette trasmettere ai suoi plotoni l'ordine di ripiegare. Iniziammo il ripiegamento, ed egli volle essere l'ultimo insieme a me e ad una sua squadra a lasciare la posizione.
Il ripiegamento, compiuto conn perfetta manovra, in un tratto effettuato su un terreno scopertissimo, fu il piu' difficile.
Io riodo ancora la voce incitatrice di Goliardo, lo rivedo ancora, magnifico esempio di cameratismo e di abnegazione, prendere una cassetta porta-munizioni ad un milite spossato. Dopo pochi passi il suo nobile atto doveva essere stroncato da una pallottola nemica, che lo colpiva mortalmente al ventre.
Mi chiamo', e dovetti riprendere il suo corpo dopo una violenta azione di fuoco di due nostri fucili mitragliatori, di cui uno manovrato da un milite ferito, e di bombe a mano. Altri vennero feriti. Il comportamento di Goliardo fu superbo. Di una cosa sola si doleva: dover desistere dal combattimento. Lo portai fin quasi al posto di medicazione, consegnandolo al proprio attendente Bernardoni Arturo.
Era la fine: infatti il medico disse che gli restavano poche ore di vita.
Frattanto caduto anche l'altro ufficiale, restai solo a guidare la compagnia, secondo l'ordine ricevuto su posizione ancora arretrata (quota 1732). Il terreno a fortissima pendenza e roccioso rendeva quasi proibitiva l'ascensione della quota. I feriti aumentavano e l'avvio verso la posizione arretrata era oltremodo duro.
Mentre noi proteggevamo la manovra dall'alto, anche il povero Goliardo veniva portato piano piano dal suo eroico attendente e da un portaferiti verso il caposaldo. Gli sforzi compiuti dai due militi furono sovrumani. Cercammo allora di uscire con una pattuglia per portare loro aiuto, ma essa doveva subito rientrare con forti perdite, dato l'intenso fuoco avversario. Intanto anche il porta-feriti veniva colpito: riusciva pero' a raggiungere ugualmente la posizione. L'eroico Bernardoni aveva preferito rimanere a difendere il corpo del proprio ufficiale.
La notte sopraggiunse. Notte di tempesta e di vento. Il nemico pressava ancora con tutte le sue forze, obbligandoci ad una resistenza durissima.
La scomparsa del carissimo camerata, che piu' che superiore era stato per noi tutti fratello, ha lasciato nei suoi militi ed in noi ufficiali un vuoto incolmabile e ci trova tutti accanto a voi, partecipi del vostro immenso dolore.
Il suo spirito aleggera' sempre su di noi. Il suo eroico comportamento ci sara' da esempio in tutte le circostanze.
F.to S.C.M. Sergio Rosi