Il 6 aprile circa 50 partigiani si erano infiltrati lungo la strada Vrlica - Sinj per azioni di sabotaggio: dopo aver divelto 107 pali del telegrafo e fatto crollare un ponte sull'affluente Debar del fiume Cetina, i ribelli si erano preparati ad una imboscata vicino al villaggio di Koljane in attesa che gli ustascia e gli italiani fossero presto giunti per riparare i danni. Un gruppo di 8 partigiani si era trincerato vicino alla strada sul lato destro del fiume, mentre gli altri 40 si erano schierati sulla riva sinistra su di una posizione elevata, da cui potevano meglio controllare la strada.
Il 7 mattina viene fermata una corriera in transito sulla strada e tirati fuori a forza due ustascia che vi viaggiavano come passeggeri; dopo essere stati minacciati, vennero lasciati andare in direzione di Sinj, affinche' avvertissero il comando che la strada era occupata dai partigiani.
Dopo un paio di ore una colonna di ustascia su 30 mezzi, scortata da alcuni militi e quattro autoblindo si muove diretta verso le alture a nord di Sinj: all'altezza del villaggio di Maljkova, la colonna si divide in due gruppi: mentre il primo, con 24 mezzi, prosegue per Vrlica, dove il giorno prima erano stati strappati e divelti i pali telefonici isolando i collegamenti e dove erano stati segnalati partigiani ancora nell'area, sei camion continuano lungo il lato destro del fiume.
Il gruppo degli 8 partigiani in agguato aprono immediatamente il fuoco con fucili e mitragliatrici, incendiando il camion di testa e costringendo la colonna a interrompere la marcia, per poi ritirarsi gradualmente verso Svilaja: la colonna principale, che stava percorrendo la strada verso Vrlica, appena uditi gli spari e accortisi dell'imboscata, si venne a trovare sotto il tiro dei partigiani trincerati sulla collina sulla riva sinistra.
"...quando sono arrivati ad una distanza di circa un centinaio di metri di fronte alla nostra posizione, abbiamo iniziato a sparare ininterrottamente con i fucili e le mitragliatrici. La battaglia duro' fino a notte. Al termine della giornata il risultato dello scontro era di diversi morti e feriti (la maggior parte degli ufficiali di camicie nere) e un camion danneggiato. Da parte partigiana non avevamo subito perdite".
Confidando di aver assestato un colpo durissimo al nemico, il gruppo partigiano non si ritiro' sulle alture del Vjestica Gora, dove aveva il comando, ma, imbaldanzito dal successo, pose il proprio campo nella pianura che costeggia il villaggio di Razdolje per passarvi la notte.
Alle ore 6 dell'8 aprile una nuova colonna si muove in direzione di Otisic; il reparto, guidato dal 97^ battaglione di assalto CC.NN. con elementi ustascia partiti da Kupres e Sinj, giunse vicino Razdolje mentre i partigiani erano ancora intenti a dormire nelle stalle del villaggio: avvertiti da un pastore che gli italiani stavano risalendo quota 1272 a sud del campo per aggirare le posizioni lungo il crinale, i partigiani si schierarono frettolosamente occupando le alture circostanti.
La sorpresa e la lenta reazione dei ribelli non vennero adeguatamente sfruttate dalle CC.NN., che non riuscirono ad occupare anche la quota 1290 e chiudere cosi' la ritirata del gruppo partigiano: ne segui' un feroce scontro a fuoco grazie all'accorrere di un altro gruppo partigiano, guidato dal comandante Vicka Krstulovic, giunto nell'area attorno alle 17 dal campo di Livno, che porto' il numero dei ribelli a circa 100 unita'.
Sfruttando i pendii rocciosi del Vjestica Gore i partigiani respinsero per tutto il giorno gli assalti portati lungo un fronte di circa 10 chilometri, provocando circa 25 tra morti e feriti e catturando il comandante del reparto, il centurione del 97^ Vivarelli assieme ad alcuni militi, che si erano spinti troppo in avanti tra le linee partigiane.
I prigionieri vennero inviati immediatamente al comando del 5^ gruppo partigiano della Krajina; avendo mostrato l'interesse per ottenere la liberazione del prigioniero da parte del comando italiano, l'ufficiale venne considerato utile per proporre al comando italiano uno scambio di prigionieri, tra cui Rade Koncar, segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista, e Ivo Lavcevic, membro del Partito della Dalmazia, che in quel momento si trovavano prigionieri nel carcere italiano di Spalato.
Nel corso della marcia verso il comando per consegnare i prigionieri, attraversando i villaggi della zona di Livno, il partigiano Cvijo Orescic del battaglione "Vujadin" colpi' il Vivarelli.
Fonti:
Mirko Novovic, Stevan Petkovic: PRVA DALMATINSKA PROLETERSKA BRIGADA, Vojnoizdavacki zavod, Beograd 1986,
pagg. 29-32
Sibe Kvesic: DALMACIJA U NARODNOOSLOBODILACKOJ BORBI, Institut za historiju radnickog pokreta Dalmacije, Spalato 1979, pagg. 260-263