"La mattina del 23 luglio il portalettere mi consegnò una cartolina gialla. Era proprio per me e il mittente era il Comando della 97^ legione della M.V.S.N. La mia domanda di volontario era stata accettata e io dovevo presentarmi a quella sede alle 7 di lunedi' 26 luglio.
[...]Alle sei e mezza uscii di casa con la cartolina in tasca; per la strada deserta il silenzio era rotto dal rumore dei miei passi scapiccianti sulle pietre. In Piazza della Posta, prima di arrivare alla Casa del Fascio, vidi due guardie del Dazio appoggiate alla porta del loro ufficio. Una di queste. Alberto Maccari, capo settore del Gruppo Rionale e amico di famiglia, mi riconobbe e chiamandomi mi apostrofo':
"O Pietrino, dove vai cosi' veloce?"
"Vado alla Milizia a presentarmi" risposi "mi hanno chiamato per stamani mattina alle 7"
Lui, meravigliato, mi disse. "Ma come, non sai nulla di cio' che e' accaduto? Non lo sai che hanno arrestato Mussolini? Se non ci credi, vai pure alla Milizia e vedrai chi ci trovi"
Siccome il Comando della Milizia era li' a due passi, feci una corsa e vidi che sulle scalette di accesso c'erano 6 o 7 soldati del Regio Esercito in assetto di guerra. La porta era chiusa e non si vedeva nessuno.
[...]Per le strade, tutto era tranquillo, tranne che un andare e venire di piccoli reparti militari addetti al presidio di uffici pubblici. Alla Casa del Fascio trovammo molte persone che come noi erano li' per avere comunicazioni. Il Federale, in abito civile, comunico' che da Roma erano giunte disposizioni affinche' i fascisti rimanessero calmi e tranquilli.
Tutte le organizzazioni fasciste dovevano consegnare i propri locali ai reparti dell'Esercito, unitamente a mobili, macchinari e documenti."
Fonti:
Pietro Ciabattini: SIENA TRA LA SCURE E LA FALCE E MARTELLO, Siena, 1991, pagg. 142-147.